" Cantastorie "
.32 Alessandro Magnasco 1667 - 1749
olio su tela 90 x 67 (Galleria il Ponte)
Magnasco Alessandro, pittore e disegnatore del rococò italiano noto anche come Lissandrino a causa della sua bassa statura, era figlio del pittore Stefano Magnasco. Alessandro non studia con il padre in quanto quest'ultimo muore quando lui ha solo tre anni. Il Lissandrino, pur essendo di sangue genovese, trascorre gran parte della sua vita lavorativa a Milano. Tra il 1681 e il 1682 entra nella bottega di Filippo Abbiati (1640-1715). Il suo "Cristo che porta la croce" riprende fedelmente, per soggetto e composizione, il dipinto realizzato da Abbiati. All'inizio della sua carriera è un ritrattista, ma non si sa quasi nulla di questo periodo della sua carriera. L' incontro con Sebastiano Ricci indirizza il Lissandrino verso un nuovo tipo di pittura di genere, caratterizzato da vasti paesaggi di fantasia popolati da bizzarre ed inquietanti figure. L'artista è infatti noto per le sue scene melodrammatiche, dipinti che raffigurano paesaggi in piena tempesta, rovine, conventi, monasteri dalle cupe atmosfere abitati da piccole figure allungate di monaci, zingari, mercenari, streghe, mendicanti ed inquisitori. Dal 1703 al 1711 lavora a Firenze, alla corte del duca Gian Gastone de' Medici, periodo durante il quale la tavolozza dei colori si alleggerisce raggiungendo effetti di colore fluidi e trasparenti e rappresentando soggetti popolareschi e aneddotici, come "La vecchia e gli zingari" oggi agli Uffizi di Firenze. E' proprio dal 1711 che cambiano le scene dipinte dal pittore, prediligendo la raffigurazione di ambienti monacali e conventi. Dopo un inizio di carriera in collaborazione con il pittore paesaggista Antonio Francesco Peruzzini e Clemente Spera, tra il 1720 e il 1725 Magnasco comincia a creare paesaggi e rovine architettoniche dentro le quali inserisce le sue figure. Il Lissandrino ha un'attività molto prolifica, anche se le sue opere sono raramente datate. La rappresentazione delle emozioni estreme del "San Francesco in Estasi" è ispirato al quadro di Francesco del Cairo "Sogno di Elia" (Milano, S Antonio Abate). Tuttavia, Magnasco si è già espresso in un modo molto personale, con forme frammentate da pennellate rapide e da guizzanti lampi di luce. La sua pennellata è tremolante e nervosa resa così dall'uso della luce che crea effetti quasi macabri. Nel 1735 torna a Genova dove compone numerosi quadri di soggetto religioso con ampi e ariosi paesaggi marini, come il "S. Antonio che predica ai pesci" e scene di vita aristocratica, come il "Ricevimento in un giardino ad Albaro".
Magnasco Alessandro, pittore e disegnatore del rococò italiano noto anche come Lissandrino a causa della sua bassa statura, era figlio del pittore Stefano Magnasco. Alessandro non studia con il padre in quanto quest'ultimo muore quando lui ha solo tre anni. Il Lissandrino, pur essendo di sangue genovese, trascorre gran parte della sua vita lavorativa a Milano. Tra il 1681 e il 1682 entra nella bottega di Filippo Abbiati (1640-1715). Il suo "Cristo che porta la croce" riprende fedelmente, per soggetto e composizione, il dipinto realizzato da Abbiati. All'inizio della sua carriera è un ritrattista, ma non si sa quasi nulla di questo periodo della sua carriera. L' incontro con Sebastiano Ricci indirizza il Lissandrino verso un nuovo tipo di pittura di genere, caratterizzato da vasti paesaggi di fantasia popolati da bizzarre ed inquietanti figure. L'artista è infatti noto per le sue scene melodrammatiche, dipinti che raffigurano paesaggi in piena tempesta, rovine, conventi, monasteri dalle cupe atmosfere abitati da piccole figure allungate di monaci, zingari, mercenari, streghe, mendicanti ed inquisitori. Dal 1703 al 1711 lavora a Firenze, alla corte del duca Gian Gastone de' Medici, periodo durante il quale la tavolozza dei colori si alleggerisce raggiungendo effetti di colore fluidi e trasparenti e rappresentando soggetti popolareschi e aneddotici, come "La vecchia e gli zingari" oggi agli Uffizi di Firenze. E' proprio dal 1711 che cambiano le scene dipinte dal pittore, prediligendo la raffigurazione di ambienti monacali e conventi. Dopo un inizio di carriera in collaborazione con il pittore paesaggista Antonio Francesco Peruzzini e Clemente Spera, tra il 1720 e il 1725 Magnasco comincia a creare paesaggi e rovine architettoniche dentro le quali inserisce le sue figure. Il Lissandrino ha un'attività molto prolifica, anche se le sue opere sono raramente datate. La rappresentazione delle emozioni estreme del "San Francesco in Estasi" è ispirato al quadro di Francesco del Cairo "Sogno di Elia" (Milano, S Antonio Abate). Tuttavia, Magnasco si è già espresso in un modo molto personale, con forme frammentate da pennellate rapide e da guizzanti lampi di luce. La sua pennellata è tremolante e nervosa resa così dall'uso della luce che crea effetti quasi macabri. Nel 1735 torna a Genova dove compone numerosi quadri di soggetto religioso con ampi e ariosi paesaggi marini, come il "S. Antonio che predica ai pesci" e scene di vita aristocratica, come il "Ricevimento in un giardino ad Albaro".